NN 1-2 gennaio-aprile 2017
Fondati sulla speranza del risorto
E NOI ABBIAMO la possibilità di aprirci a Lui e di ricevere il suo dono più bello: la Speranza! Quella Speranza cristiana che ci fa mettere in cammino – e continuare un cammino – con passi pieni di fi ducia, di benevolenza, di amore che sconfi ggono per sempre le nostre paure.
Facciamo un passo indietro: è importante. Facciamo memoria.
Anche le donne, che erano uscite al mattino presto per compiere un’opera di misericordia, per portare gli aromi alla tomba di Gesù dopo la sua terribile morte, avevano vissuto la nostra stessa esperienza:
erano «impaurite e con il volto chinato a terra», ma furono scosse all’udire le parole degli angeli «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?». Il Vangelo ci dice poi che gli Undici, tra cui Pietro, non avevano creduto alla testimonianza delle donne, al loro annuncio pasquale trasmesso immediatamente agli
Apostoli. Anzi, «quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento ».
C’è però un particolare che segna una svolta: Pietro, dopo aver ascoltato le donne e non aver creduto loro come tutti, «tuttavia si alzò». Non rimase seduto a pensare, non restò chiuso in casa come gli altri. Non si lasciò intrappolare dall’atmosfera cupa di quei giorni, né travolgere dai suoi dubbi; non si fece assorbire dai rimorsi (aveva perfi no tradito Gesù per tre volte durante la Passione), dalla paura e dalle hiacchiere continue che non portano a nulla. Cercò Gesù soltanto, non se stesso.
Preferì la via dell’incontro e della fi ducia e, così com’era, si alzò e corse verso il sepolcro, da dove ritornò «pieno di stupore». Questo è stato l’inizio della “risurrezione” di Pietro, la risurrezione del suo cuore. Senza cedere alla tristezza e all’oscurità, ha dato spazio alla voce della Speranza: ha lasciato che la luce di Dio gli entrasse nel cuore, senza soffocarla. Anche noi, come Pietro e le donne, non possiamo trovare la Vita restando tristi e senza Speranza o rimanendo imprigionati in noi stessi. Se apriamo al Signore i nostri sepolcri sigillati - ognuno di noi li conosce - Gesù entra e gli dà Vita. Egli desidera venire e prenderci per mano, per trarci fuori dall’angoscia. Ma questa è la prima pietra da far rotolare via dal nostro sepolcro: la mancanza di Speranza che ci chiude in noi stessi. Che il Signore ci liberi da questa terribile trappola, dall’essere cristiani senza Speranza, che vivono come se il Signore non fosse risorto e il centro della vita fossero i nostri problemi! Vedremo continuamente dei problemi vicino a noi e dentro di noi. Ci saranno sempre, ma occorre illuminare tali problemi con la luce del Risorto.
Come dice Papa Francesco: “Evangelizzare i problemi”. Questo è il fondamento della Speranza, che non è semplice ottimismo, e nemmeno un invito a farsi coraggio. La Speranza cristiana è un dono che Dio ci fa, se
usciamo da noi stessi e ci apriamo a Lui, riconoscendolo nei poveri, negli ultimi, nei diseredati di questo mondo.
Questa Speranza non delude - ci dice San Paolo - perché lo Spirito Santo è stato effuso nei nostri cuori.
E non è che lo Spirito Santo ci fa apparire tutto bello, ci elimina il male con la bacchetta magica, ma infonde
la vera forza della Vita: che non è l’assenza di problemi, ma la certezza di essere amati e perdonati sempre da
Cristo, che per noi ha vinto il peccato, ha vinto la morte, ha vinto la paura.
Questa è la nostra Speranza e niente e nessuno ce la potrà mai togliere.
Buona Pasqua!
Alberto Torre
Presidente
Facciamo un passo indietro: è importante. Facciamo memoria.
Anche le donne, che erano uscite al mattino presto per compiere un’opera di misericordia, per portare gli aromi alla tomba di Gesù dopo la sua terribile morte, avevano vissuto la nostra stessa esperienza:
erano «impaurite e con il volto chinato a terra», ma furono scosse all’udire le parole degli angeli «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?». Il Vangelo ci dice poi che gli Undici, tra cui Pietro, non avevano creduto alla testimonianza delle donne, al loro annuncio pasquale trasmesso immediatamente agli
Apostoli. Anzi, «quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento ».
C’è però un particolare che segna una svolta: Pietro, dopo aver ascoltato le donne e non aver creduto loro come tutti, «tuttavia si alzò». Non rimase seduto a pensare, non restò chiuso in casa come gli altri. Non si lasciò intrappolare dall’atmosfera cupa di quei giorni, né travolgere dai suoi dubbi; non si fece assorbire dai rimorsi (aveva perfi no tradito Gesù per tre volte durante la Passione), dalla paura e dalle hiacchiere continue che non portano a nulla. Cercò Gesù soltanto, non se stesso.
Preferì la via dell’incontro e della fi ducia e, così com’era, si alzò e corse verso il sepolcro, da dove ritornò «pieno di stupore». Questo è stato l’inizio della “risurrezione” di Pietro, la risurrezione del suo cuore. Senza cedere alla tristezza e all’oscurità, ha dato spazio alla voce della Speranza: ha lasciato che la luce di Dio gli entrasse nel cuore, senza soffocarla. Anche noi, come Pietro e le donne, non possiamo trovare la Vita restando tristi e senza Speranza o rimanendo imprigionati in noi stessi. Se apriamo al Signore i nostri sepolcri sigillati - ognuno di noi li conosce - Gesù entra e gli dà Vita. Egli desidera venire e prenderci per mano, per trarci fuori dall’angoscia. Ma questa è la prima pietra da far rotolare via dal nostro sepolcro: la mancanza di Speranza che ci chiude in noi stessi. Che il Signore ci liberi da questa terribile trappola, dall’essere cristiani senza Speranza, che vivono come se il Signore non fosse risorto e il centro della vita fossero i nostri problemi! Vedremo continuamente dei problemi vicino a noi e dentro di noi. Ci saranno sempre, ma occorre illuminare tali problemi con la luce del Risorto.
Come dice Papa Francesco: “Evangelizzare i problemi”. Questo è il fondamento della Speranza, che non è semplice ottimismo, e nemmeno un invito a farsi coraggio. La Speranza cristiana è un dono che Dio ci fa, se
usciamo da noi stessi e ci apriamo a Lui, riconoscendolo nei poveri, negli ultimi, nei diseredati di questo mondo.
Questa Speranza non delude - ci dice San Paolo - perché lo Spirito Santo è stato effuso nei nostri cuori.
E non è che lo Spirito Santo ci fa apparire tutto bello, ci elimina il male con la bacchetta magica, ma infonde
la vera forza della Vita: che non è l’assenza di problemi, ma la certezza di essere amati e perdonati sempre da
Cristo, che per noi ha vinto il peccato, ha vinto la morte, ha vinto la paura.
Questa è la nostra Speranza e niente e nessuno ce la potrà mai togliere.
Buona Pasqua!
Alberto Torre
Presidente