NN 3-4 maggio-agosto 2015 - 35° anno
35 anni nella carità
NON AVRÀ UNA TIRATURA da rotocalco, ma di sicuro possiamo dire che fi no ad ora ha avuto vita più lunga di tanti giornali e riviste nati con più ambiziosi obiettivi.
Fu una decisione illuminata, nel 1985, quella di uscire con un “giornalino”, come lo abbiamo sempre chiamato: il primo numero, che vedete in questa pagina, era in bianco e nero, con il solo logo a colori. In copertina due “grandi” missionari, Padre Paolino Tomaino e Padre Giuseppe Ambrosi, idue comboniani con i quali nasce l’impegno missionario del nostro gruppo. Il Dott. Roberto Azzimondi, primo presidente del PAT, scriveva nel primo numero: “...perché (il notiziario, ndr) riesca a portare a tutti i lettori la vicinanza e la concretezza delle diffi coltà e delle speranze, dei dolori e delle gioie del popolo africano, sotto molti aspetti in diffi coltà, ma così generoso e ricco di valori che noi abbiamo smarrito e che forse tramite loro sapremo riconquistare”.
Il giornalino è lo strumento con cui diamo voce ai poveri che bussano alle porte del PAT; questa voce vogliamo fare riecheggiare nelle vostre case e nei vostri cuori, vogliamo che chi bussa alla porta del PAT bussi anche alle vostre. E se la porta del PAT si è aperta a tanti fratelli è perché le vostre porte, carissimi lettori, si sono aperte insiemeai vostri cuori. E quando lanciamo una “sfi da” alla generosità sappiamo, per continuare la metafora, di sfondare una porta aperta!
Questo misero strumento, che naviga “a remi” in un oceano di carta stampata, ha tagliato il traguardo dei 30 anni! Modesto forse nell’aspetto, ma con un cuore che pulsa al ritmo del battito dei fratelli che dalla Bielorussia al Perù, dall’Uganda all’Argentina, dalla Romania alla Croazia ci chiedono “cuore”. La nostra ambizione è questa: far parlare loro ai vostri cuori. Puntare in alto non ci ha mai spaventati, perché in Alto Qualcuno ci aiuta, lo abbiamo toccato con mano per 35 anni. La Provvidenza non è mai mancata e voi ne siete stati strumenti generosi!
Non è però solo questo il giornalino: è anche un doveroso senso di rispetto verso tutti benefattori per la fi ducia che ripongono nel PAT. Attraverso queste pagine diamo conto degli esiti economici delle iniziative che lanciamo, del denaro e degli aiuti che consegniamo ai missionari. Perché se è vero che “la tua sinistra non deve sapere ciò che fa la tua destra”, è altrettanto vero che il PAT, che “amministra” i sacrifici e la generosità dei tanti benefattori, ha il dovere di rendere conto del suo operato. Perché la fi ducia che è alla base del legame con tutti gli amici e benefattori rimanga immutata, anzi si rafforzi. Per il bene di tanti.
Monica Monari
Direttore responsabile
Guardando i volti dei bambini che riempiono le nostre chiese durante il tempo del catechismo, spesso mi viene da rievocare il volto dei bambini che ho incontrato nelle nostre missioni. In particolare quella mia prima missione in Romania con tre furgoni carichi all’inverosimile di ogni ben di Dio, donato con generosità da tanti amici e benefattori. Appena arrivati c’era quasi il deserto in quello sperduto e freddissimo paese della Transilvania ma, appena varcato il cancello di Casa S. Giuseppe, decine e decine di bambini ci hanno accerchiato festanti, facendoci dimenticare in un solo istante la fatica del lungo viaggio. Ma – e qui vi scrivo aprendo il mio cuore – un appello profondo alla mia vita venne da quegli sguardi. Un appello che si faceva interrogativo scavato nel profondo della mia coscienza: “Ma tu che sei venuto qui fra noi, sei un essere umano? Ti senti davvero un essere umano tu che provieni dal ricco occidente?” Immediatamente, appena un attimo dopo, ho sentito dentro di me una risposta, non data da me stesso, ma data da loro: “Sì, tu sei un essere umano, noi speriamo che tu sia davvero un essere umano, noi vogliamo che tu sia e resti un essere umano, perché così noi possiamo avere speranza in Gesù per te, per mezzo tuo.” Era in gioco proprio questo: quel sentimento umano, bello, buono e pieno di verità, che Gesù ha generato venendo in mezzo a noi sulla terra e dicendo: «Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?» (Mt 18,33) e ancora «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34). Gesù quindi vuole che siamo umani come lo è stato Lui, in pienezza; ed allora bisogna cambiare, non possiamo stare così come siamo, bisogna avere misericordia come persone, come famiglie, come comunità e associazioni cristiane. Gesù ha guarito e allora anch’io sono chiamato a guarire il fratello; Gesù ha accolto e allora anch’io sono disposto ad accogliere; Gesù ha avuto occhi per gli affl itti, gli emarginati e allora anch’io devo avere i suoi stessi occhi verso i fratelli. Dobbiamo seguire i suoi passi, se vogliamo essere Umani abbastanza! Dobbiamo sempre lasciarci interpellare dai volti dei bambini che ci dicono, che ci chiedono: “Sei cristiano e sei credente: ma sei rimasto umano? Tra la mia e la tua umanità c’è lo stesso affetto, lo stesso amore, lo stesso legame?” Per 35 anni il “Partecipa anche tu!” ha portato in Europa e nel mondo aiuti umanitari, soccorsi ed attrezzature, ha guarito ferite e curato persone, ma soprattutto – fedele al Vangelo e ai principi animatori dei soci fondatori – è riuscito pur tra mille diffi coltà a rimanere accanto, prossimo, relazione, amico. Accanto a ogni missionario, bambino, famiglia c’eravate e ci siete anche voi: soprattutto VOI amici e benefattori del “Partecipa anche Tu!”. Voi che ci seguirete ancora – ne siamo certi – e che rendete possibile tutto questo. GRAZIE!
Alberto Torre - Presidente
Il Presidente taglia la torta del 35° compleanno del PAT insieme ad alcuni dei soci fondatori: Luigi Esposito, il Dott. Giampaolo Carboni e Silvana, moglie del carissimo Paolo Egipani, un grande amico che ora abbiamo in Cielo.
Fu una decisione illuminata, nel 1985, quella di uscire con un “giornalino”, come lo abbiamo sempre chiamato: il primo numero, che vedete in questa pagina, era in bianco e nero, con il solo logo a colori. In copertina due “grandi” missionari, Padre Paolino Tomaino e Padre Giuseppe Ambrosi, idue comboniani con i quali nasce l’impegno missionario del nostro gruppo. Il Dott. Roberto Azzimondi, primo presidente del PAT, scriveva nel primo numero: “...perché (il notiziario, ndr) riesca a portare a tutti i lettori la vicinanza e la concretezza delle diffi coltà e delle speranze, dei dolori e delle gioie del popolo africano, sotto molti aspetti in diffi coltà, ma così generoso e ricco di valori che noi abbiamo smarrito e che forse tramite loro sapremo riconquistare”.
Il giornalino è lo strumento con cui diamo voce ai poveri che bussano alle porte del PAT; questa voce vogliamo fare riecheggiare nelle vostre case e nei vostri cuori, vogliamo che chi bussa alla porta del PAT bussi anche alle vostre. E se la porta del PAT si è aperta a tanti fratelli è perché le vostre porte, carissimi lettori, si sono aperte insiemeai vostri cuori. E quando lanciamo una “sfi da” alla generosità sappiamo, per continuare la metafora, di sfondare una porta aperta!
Questo misero strumento, che naviga “a remi” in un oceano di carta stampata, ha tagliato il traguardo dei 30 anni! Modesto forse nell’aspetto, ma con un cuore che pulsa al ritmo del battito dei fratelli che dalla Bielorussia al Perù, dall’Uganda all’Argentina, dalla Romania alla Croazia ci chiedono “cuore”. La nostra ambizione è questa: far parlare loro ai vostri cuori. Puntare in alto non ci ha mai spaventati, perché in Alto Qualcuno ci aiuta, lo abbiamo toccato con mano per 35 anni. La Provvidenza non è mai mancata e voi ne siete stati strumenti generosi!
Non è però solo questo il giornalino: è anche un doveroso senso di rispetto verso tutti benefattori per la fi ducia che ripongono nel PAT. Attraverso queste pagine diamo conto degli esiti economici delle iniziative che lanciamo, del denaro e degli aiuti che consegniamo ai missionari. Perché se è vero che “la tua sinistra non deve sapere ciò che fa la tua destra”, è altrettanto vero che il PAT, che “amministra” i sacrifici e la generosità dei tanti benefattori, ha il dovere di rendere conto del suo operato. Perché la fi ducia che è alla base del legame con tutti gli amici e benefattori rimanga immutata, anzi si rafforzi. Per il bene di tanti.
Monica Monari
Direttore responsabile
«In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18,3)
Guardando i volti dei bambini che riempiono le nostre chiese durante il tempo del catechismo, spesso mi viene da rievocare il volto dei bambini che ho incontrato nelle nostre missioni. In particolare quella mia prima missione in Romania con tre furgoni carichi all’inverosimile di ogni ben di Dio, donato con generosità da tanti amici e benefattori. Appena arrivati c’era quasi il deserto in quello sperduto e freddissimo paese della Transilvania ma, appena varcato il cancello di Casa S. Giuseppe, decine e decine di bambini ci hanno accerchiato festanti, facendoci dimenticare in un solo istante la fatica del lungo viaggio. Ma – e qui vi scrivo aprendo il mio cuore – un appello profondo alla mia vita venne da quegli sguardi. Un appello che si faceva interrogativo scavato nel profondo della mia coscienza: “Ma tu che sei venuto qui fra noi, sei un essere umano? Ti senti davvero un essere umano tu che provieni dal ricco occidente?” Immediatamente, appena un attimo dopo, ho sentito dentro di me una risposta, non data da me stesso, ma data da loro: “Sì, tu sei un essere umano, noi speriamo che tu sia davvero un essere umano, noi vogliamo che tu sia e resti un essere umano, perché così noi possiamo avere speranza in Gesù per te, per mezzo tuo.” Era in gioco proprio questo: quel sentimento umano, bello, buono e pieno di verità, che Gesù ha generato venendo in mezzo a noi sulla terra e dicendo: «Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?» (Mt 18,33) e ancora «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34). Gesù quindi vuole che siamo umani come lo è stato Lui, in pienezza; ed allora bisogna cambiare, non possiamo stare così come siamo, bisogna avere misericordia come persone, come famiglie, come comunità e associazioni cristiane. Gesù ha guarito e allora anch’io sono chiamato a guarire il fratello; Gesù ha accolto e allora anch’io sono disposto ad accogliere; Gesù ha avuto occhi per gli affl itti, gli emarginati e allora anch’io devo avere i suoi stessi occhi verso i fratelli. Dobbiamo seguire i suoi passi, se vogliamo essere Umani abbastanza! Dobbiamo sempre lasciarci interpellare dai volti dei bambini che ci dicono, che ci chiedono: “Sei cristiano e sei credente: ma sei rimasto umano? Tra la mia e la tua umanità c’è lo stesso affetto, lo stesso amore, lo stesso legame?” Per 35 anni il “Partecipa anche tu!” ha portato in Europa e nel mondo aiuti umanitari, soccorsi ed attrezzature, ha guarito ferite e curato persone, ma soprattutto – fedele al Vangelo e ai principi animatori dei soci fondatori – è riuscito pur tra mille diffi coltà a rimanere accanto, prossimo, relazione, amico. Accanto a ogni missionario, bambino, famiglia c’eravate e ci siete anche voi: soprattutto VOI amici e benefattori del “Partecipa anche Tu!”. Voi che ci seguirete ancora – ne siamo certi – e che rendete possibile tutto questo. GRAZIE!
Alberto Torre - Presidente
Il Presidente taglia la torta del 35° compleanno del PAT insieme ad alcuni dei soci fondatori: Luigi Esposito, il Dott. Giampaolo Carboni e Silvana, moglie del carissimo Paolo Egipani, un grande amico che ora abbiamo in Cielo.